Franz Joseph Haydn

 

Haydn



"... quando sedevo al mio cembalo vecchio e tarlato, non invidiavo a nessun re la sua sorte": così raccontava di se stesso, molti anni dopo, Franz Joseph Haydn, diventato il compositore più illustre e famoso d'Europa. In un certo senso, quella sua dichiarazione condensa l'intero significato della sua esistenza; infatti pochi altri grandi musicisti si identificarono tanto intimamente come lui con la loro arte e con l'esercizio della professione. A quell'epoca Franz Joseph aveva circa diciassette anni, era nato a Rohrau, nella Bassa Austria, il 31 marzo del 1732 da famiglia contadina, dove il padre strimpellava qualche strumento. Pare che a cinque anni il piccolo Franz Joseph, detto 'Sepperl', desse segno di insolito senso ritmico udendo suonare e cantare in casa: questo bastò perché lo si spedisse a studiare nella vicina Hainburg, da un cugino maestro di scuola e di musica. Cominciarono così gli studi ed il tirocinio di Stepperl: nel 1740 George Reutter, maestro di cappella nel duomo di Santo Stefano a Vienna, lo portò con se come 'voce bianca' in quel coro. Poco mancò che, uditane le straordinaria musicalità, Reutter non ne facesse un sopranista castrato; fortunatamente il padre vi si oppose con fermezza. Otto anni dopo, all'epoca della muta, lo sostituì il fratello minore Michael, destinato anche lui ad una carriera di compositore importante, sebbene non quanto Franz Joseph. La stessa imperatrice Maria Teresa, che conosceva tutti i cantori di corte, osservò che il giovane Haydn ormai 'strideva come un fagiano'; se ne andasse, dunque e si arrangiasse. Fortunatamente durante gli anni di coro, le doti innate e lo studio gli permisero ben presto di comporre; rimasto senza quell'impiego, si allogò in una soffitta e cercò di sbarcare il lunario con la musica.
A Vienna se ne consumava moltissima: tra feste, balli, serenate c'è tento da comporre e da suonare; un attore molto popolare, Joseph Felix Kurz, detto 'Bernardon', dal personaggio buffo che interpretava, diede a Franz Joseph un libretto comico da musicare. Si tratta di un 'pasticcio' tratto dal Diavolo zoppo di Lesage; dato al Teatro di Porta Carinzia nel 1752, grazie alla musica Haydn ebbe successo, ma troppo satirico nei confronti dei 'pezzi grossi' venne proibito, cosa che poteva accadere nella ossequiosa e cattolicissima Austria. Haydn passo così dal mondo dell'opera buffa a quello dell'opera seria tramite l'imponente Pietro Metastasio, 'poeta cesareo', che abitava nella stessa casa ma ai 'piani nobili'. Per suo tramite divenne allievo e assistente tuttofare (anche cameriere) del maestro Nicola Porpora, allora attivissimo a Vienna: accompagnando e istruendo cantanti, trascrivendo e copiando musica poté imparare moltissimo. Era quello un momento di grandi, graduali evoluzioni nella musica strumentale: non vi era ancora una definizione esatta tra composizioni 'da camera' e 'per orchestra'; una sonata a tre, anche decuplicando gli esecutori, restava sempre una sonata a tre; nel frattempo, però, il melodramma serio italiano, ormai dilagato in tutto il mondo, aveva foggiato un'orchestra con equilibri interni precisi, pronta ad avere una struttura e una musica sue con parti strumentali obbligate; d'altro lato, il far musica 'portatile' in pochi per serenate e divertimenti, senza l'ingombrante tastiera per il basso continuo, tendeva a creare dapprima saltuari presso il barone Fürnberg di Weinzierl, poi - dal 1759 al 1761 - presso il conte Morzin, infine, per ben trent'anni, alla corte dei principi Esterházy, e grazie al suo genio, Haydn fu in grado di imprimere a questa evoluzione impulsi decisivi. Soprattutto con lui nacque il quartetto per archi moderno (2 violini, viola, cello, e non 2 violini, viola e basso raddoppiabili); l'orchestra, meglio definita, avviò la nascita delle sue sempre più complesse e mature Sinfonie, dove domina la neonata 'forma-sonata' basata su due temi esposti, elaborati e infine ripresi con varianti, secondo criteri nati a sui tempo nell'aria vocale e nella fuga. Componendo ogni giorno a Esterháza, vera e propria reggia per una piccola e agguerrita orchestra, Haydn affinò il sui istinto tecnico in risultati espressivi; la Sinfonia n. 45 è famosa come 'degli Addii' perché, a sollecitare dal principe una sospirata vacanza, nel finale a poco a poco gli orchestrali smettono di suonare e se ne vanno; ma ben più importante di questa trovata, e esprimere la stanchezza, è di aver scelto una tonalità (fa diesis) che dà agli archi un suono opaco, e appunto, 'stanco'.
Nel 1790, lasciati gli Esterházy, Haydn venne scritturato dall'impresario inglese Salomon per due soggiorni artistici in Inghilterra (nel 1791-92 e 1794); il principe Esterházy intanto aveva diffuso le sue musiche anche all'estero e Haydn era considerato il primo musicista d'Europa. Accolto trionfalmente, Haydn al culmine della fama e della forza creativa compose in Inghilterra le sue ultime dodici Sinfonie (note come 'londinesi'), capolavori dove gli influssi scambievoli tra Haydn e Mozart creano vette di maestria sinfonica fin allora insuperati.
Nell'ambiente inglese anche l'uomo Haydn, ormai sempre più lontano dalle origini contadine, che pur gli erano ancora care, si raffinò ulteriormente. Folgorato dall'aver visto l'universo stellare attraverso il grande telescopio dell'astronomo Herschel, al suo rientro in patria concepì una visione sonora arditissima nell'Overture della Creazione, l'oratorio composta (come quello delle Stagioni) per influsso degli oratori di Haendel conosciuti in Inghilterra.
Tuttavia la fibra del maestro cominciava a declinare; per quanto indebolito, non mancava mai di suonare, con una curiosa autoprescrizione, tre volte al giorno, il suo Inno imperiale, inserito nel Quartetto op. 76 n. 3 e diventato successivamente l'inno nazionale austriaco. Il 31 maggio del 1809, stremato ma sereno, Franz Joseph Haydn spirava nella sua casa di Vienna. La città era stata occupata dalle truppe francesi. Napoleone I, come seppe che Haydn era morto, ordinò che una guardia d'onore vigilasse davanti alla casa del maestro.
Ai posteri Haydn lasciava una produzione diluviale, ricca di capolavori, ora ammiccante di humor, ora venata da tratti di Sturm und Drag; fra l'altro: 108 sinfonie, 70 quartetti per archi, circa 20 concerti per solisti e orchestre (per pianoforte, violino, cello, organo, tromba, corno, oltre che per strumenti strani come la lira organizata e il baryton), 52 sonate per pianoforte, messe, oratori, melodrammi. Soprattutto lasciava all'Europa un linguaggio musicale rinnovato e arricchito, nel quale Beethoven già cominciava a gettare il suo seme.


 

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